Con il termine trocanterite ci si riferisce ad un dolore a livello del grande trocantere (una porzione del femore, per intenderci l’osso della coscia, che crea la “sporgenza ossea” laterale a livello dell’anca).

Il termine trocanterite è quindi un termine generico, che identifica la localizzazione del sintomo, ma non la causa. Il dolore in questa regione può infatti essere causato dall’irritazione di una (o anche più) delle strutture anatomiche di questa regione:

  • La borsa trocanterica: una sorta di cuscinetto che protegge i tendini di questa regione. In questo caso sarà più adeguato parlare di borsite trocanterica.
  • I tendini che si inseriscono sul trocantere (più frequentemente piccolo e medio gluteo, e piriforme). In tal caso sarà più adeguato parlare di entesiti o tendinopatie inserzionali.
  • Il periostio (ovvero tessuto connettivo che avvolge l’osso), dando quindi origine ad una periostite.

Queste strutture possono essere irritate o da traumi diretti (acuti o ripetitivi) o da un sovraccarico funzionale.

Fra i traumi diretti abbiamo le contusioni in ambito sportivo, le cadute accidentali (ad esempio scivolando sul ghiaccio o su un pavimento bagnato) o gli urti accidentali (tipicamente in casa, sbattendo contro tavoli o mobiletti) sul fianco, i traumi sportivi, o a volte anche solo il dormire sul fianco su una superficie rigida.

Più spesso però questo problema nasce in assenza di traumi, ma a causa di attività ripetitive protratte nel tempo (specialmente se in condizioni meccaniche non ideali), come nella corsa, nella marcia o nel cammino (specialmente se per tratti molto lunghi ed in montagna).

La trocanterite si manifesta con:

  • Dolore nella regione laterale dell’anca (che talvolta irradia lungo la faccia laterale della coscia o posteriormente in regione glutea). Tale dolore peggiora col movimento (la corsa, col fare le scale o anche solo il cammino) o con la posizione sdraiata sul fianco.
  • Rigidità nel movimento dell’anca.
  • Talvolta (nei casi in cui l’infiammazione della borsa è più importante) la zona si presenta anche gonfia e arrossata.

La diagnosi di trocanterite è essenzialmente clinica (ovvero fatta con una visita). Ma molto frequentemente si richiedono delle indagini radiologiche, principalmente ecografia o risonanza magnetica, per la loro capacità di vedere i tessuti molli (tra i quali tendini, muscoli e borse sinoviali per l’appunto) ed individuare quindi con precisione la struttura anatomica coinvolta.

Durante la prima valutazione, generalmente:

  • Si raccolgono dati sulla qualità del sintomo (dove fa male, da quanto tempo, come è iniziato, cosa lo migliora o lo peggiora ecc.)
  • Si raccolgono dati sulla storia clinica del paziente (sport praticati, precedenti infortuni, sato di salute generale ecc.)
  • Valutazione posturale statica (alla ricerca di alterazioni posturali che possano causare il sovraccarico della regione trocanterica)
  • Valutazione dinamica (alla ricerca di alterazioni del controllo motorio di tronco e/o arto inferiore che possano spiegare l’eccessivo sovraccarico delle strutture che abbiamo visto in precedenza)
  • Valutazione a lettino: vengono eseguiti dei test specifici per individuare la struttura anatomica coinvolta, la mobilità passiva dell’anca e la forza muscolare

La tipologia di trattamento dipende essenzialmente dalle caratteristiche del sintomo: viene sempre consigliato il trattamento conservativo, ma se il dolore è molto acuto ed invalidante (cosa che ahimè capita di sovente), questo deve essere affiancato all’iniezione di corticosteroidi (di pertinenza medica).

Per quanto riguarda il trattamento conservativo, questo si basa essenzialmente su:

  • Riposo o comunque rimodulazione dell’attività fisica.
  • Eventuale modificazione delle abitudini di vita che possono contribuire al problema (ad esempio dormire sempre e solo sul fianco dolente).
  • Trattamento osteopatico per risolvere le alterazioni posturali (se presenti) che causano il sovraccarico dell’anca.
  • Trattamento fisioterapico basato sul rinforzo di quei gruppi muscolari la cui debolezza è correlata all’insorgenza del sintomo. La fisioterapia è da ritendersi ESSENZIALE per una risoluzione duratura del sintomo senza recidive (altrimenti frequenti in questo tipo di problematica): se, infatti, non miglioriamo la tolleranza al carico delle strutture coinvolte, il sintomo che è regredito grazie a riposo e terapia medica, si ripresenterà con ripresa dell’attività fisica che lo aveva causato.
  • Spesso è determinante l’utilizzo di terapie fisiche, quali la tecar terapia o le onde d’urto.
  • Eventuale assunzione di antinfiammatori per via orale su prescrizione medica.

Per quanto riguarda le iniezioni ci corticosteroidi vi invitiamo a consultare la pagina del nostro sito dedicata alle infiltrazioni (https://www.studiohealthy.it/portfolio-items/infiltrazioni/)

Dott. Marco Zignani

Fisioterapista Osteopata

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2022-01-07T13:47:59+00:00
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