Definizione

Il termine PUBALGIA significa dolore nella regione pubica. Si tratta pertanto di un termine molto generico, che fa riferimento al sintomo ma non alla sua causa.
Possiamo infatti trovare 63 diverse cause di origine muscolo-scheletrica, neurologica, ma anche gastrointestinale, urogenitale o ginecologica.

In questo articolo ci soffermeremo su quella che è la forma di più comune riscontro: la TENDINOPATIA RETTO-ADDUTTORIA. Questo termine indica una sofferenza dei tendini dei muscoli che si inseriscono a livello della sinfisi pubica: i retti addominali e gli adduttori.

QUALI SONO I SINTOMI?

Questo problema si manifesta come un dolore a livello della sinfisi pubica che può irradiare verso l’alto (seguendo il decorso dei retti addominali) o, più frequentemente, verso il basso sulla faccia interna della coscia (muscoli adduttori).

Nelle fasi iniziali il dolore si manifesta all’inizio dell’attività fisica, poi “scaldandosi” scompare non interferendo con la performance sportiva e senza lasciare strascichi nelle ore successive.
Se il sintomo viene trascurato può peggiorare, permanendo per tutta la durata dell’attività fisica, ed interferendo con essa. Nelle fasi più avanzate il dolore può essere presente anche nelle attività di tutti i giorni (come fare le scale o il semplice cammino) e addirittura a riposo.

Questo problema riguarda maggiormente chi svolge attività sportive in cui si richiedono:

  • Rapidi CAMBI DI DIREZIONE: gli adduttori sono i principali attori dei movimenti dell’anca sul piano frontale.
  • Potenti e rapide ACCELERAZIONI nella corsa: i muscoli adduttori, per le loro caratteristiche anatomiche, sono attivi come estensori dell’anca quando questa è molto flessa, ma anche come flessori quando è molto estesa; durante uno sprint risulteranno pertanto sollecitati spesso e ad alta intensità.

COME INZIA IL DOLORE?

Talvolta il dolore esordisce a seguito di un infortunio a carico di questi muscoli (come uno stiramento vero e proprio degli adduttori), ma la modalità di presentazione più frequente è senza dubbio quella di origine non traumatica e tipicamente:

  • Quando si riprendono gli allenamenti dopo un lungo periodo di pausa, e lo si fa ad una intensità troppo elevata.
  • Quando si aumenta il carico di allenamento in maniera troppo rapida.

PERCHE’ ARRIVA IL DOLORE?

Il nostro corpo è estremamente forte ed ha la capacità di adattarsi a pressoché qualunque stimolo, MA deve essere sollecitato GRADUALMENTE (per potersi “irrobustire” e sopportare al meglio tali stimoli).

Le due situazioni descritte in precedenza hanno in comune proprio questo: un carico di allenamento troppo elevato rispetto a quello che quel tendine era in grado di sopportare in quel momento.

INTERPRETAZIONE OSTEOPATICA

Lavorando con pazienti con questa problematica, ed osservando che il problema è spesso monolaterale (ovvero colpisce una sola gamba), mi è sorta una domanda: perchè è stato colpito proprio quel lato?
Se la risposta può essere banale nel caso di sport con una componente di asimmetria più o meno marcata (come il calcio, in cui l’arto che calcia il pallone viene sicuramente sollecitato diversamente rispetto all’altro), lo è molto meno in sport più simmetrici (come il basket) o totalmente simmetrici come la corsa.

Le spiegazioni che mi sono dato, alla luce degli studi in ambito osteopatico e di questi anni di pratica clinica sono le seguenti:

  • Può esserci qualche rigidità ad un qualsivoglia livello (piede, bacino, colonna vertebrale, ecc.), che fa sì che l’arto colpito venga sollecitato in maniera differente rispetto all’altro durante il gesto atletico.
  • E’ altresì possibile che vi siano delle disfunzioni in quei livelli vertebrali che innervano sensitivamente la regione inguinale (lombare alta).
  • O ancora, possono esserci delle “tensioni” (termine non appropriato ma di facile comprensione) di alcune strutture che hanno rapporti col plesso lombare, ovvero quell’insieme di nervi che viaggiano tra la colonna e la regione inguinale.
    Delle “tensioni”, ad esempio del muscolo psoas (che viene “attraversato” dal plesso lombare), piuttosto che del colon (in virtù degli stretti rapporti che questo viscere contrae con lo psoas), possono irritare alcuni nervi che fanno parte del plesso lombare (ileo-ipogastrico, ileo-inguinale e genito-femorale), dando dolore nella regione pubica ed inguinale.

VALUTAZIONE

Per la sua complessità, questa condizione richiede una valutazione attenta, composta da:

  • COLLOQUIO: per comprendere bene quali attività potrebbero avere contribuito all’insorgenza del sintomo e se ci sono stati degli errori nella gestione del carico di lavoro nell’allenamento.
  • PALPAZIONE E TEST DI PROVOCAZIONE: per individuare quale struttura sta dando origine al sintomo.
  • TEST ATTIVI: per verificare la forza muscolare e la qualità del movimento nell’esecuzione di alcuni movimenti-test.
  • VALUTAZIONE POSTURALE E TEST PASSIVI: alla ricerca di eventuali restrizioni di mobilità che possono alterare la meccanica del gesto atletico.

APPROCCIO RIABILITATIVO

Il mio intervento si basa pertanto su 3 pilastri:

  • TRATTAMENTO OSTEOPATICO: per eliminare quelle rigidità che portano ad una alterazione del movimento tale da sollecitare eccessivamente la muscolatura dell’arto.
  • TRATTAMENTO FISIOTERAPICO: per rinforzare quei muscoli che consentono di eseguire il gesto atletico in maniera corretta, e per recuperare un buon controllo del tronco e dell’intero arto inferiore in situazioni dinamiche (equilibrio monopodalico, squat, salto, corsa, ecc.).
  • GESTIONE DEL CARICO DELL’ALLENAMENTO: raramente chiedo di sospendere totalmente l’attività sportiva (e nei casi un cui questo è necessario, lo faccio per il minore tempo possibile).
    Cerco piuttosto di individuare il carico di lavoro che il paziente riesce a tollerare senza scatenare il sintomo e da quello parto cercando di incrementarlo in maniera MOLTO GRADUALE.

In caso di tessuti molto irritati e di dolore importante, ci si può avvalere di TERAPIE FISICHE (tra le più efficaci abbiamo la tecar-terapia e le onde d’urto radiali) per migliorare la vascolarizzazione della zona, diminuire l’infiammazione e, di conseguenza, il dolore.

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2019-03-03T20:56:15+00:00
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