L’epicondilo laterale è una sporgenza ossea della parte esterna del gomito. Su di esso si attaccano i tendini dei muscoli estensori del polso e delle dita.
L’epicondilite (nota a molti come “gomito del tennista”) è una condizione dolorosa che riguarda proprio la regione anatomica appena descritta. Si tratta di una tendinopatia, ovvero di una irritazione dei tendini estensori del polso e delle dita nel punto in cui si inseriscono sull’epicondilo laterale.
Si manifesta con dolore quando questi tendini vengono sollecitati. Per la mia esperienza, i pazienti lo provano più spesso portando le borse della spesa, utilizzando forbici da giardinaggio o il martello, oppure nello svolgere esercizi con manubri in palestra… ironicamente l’ho osservato abbastanza di rado nei tennisti!
Come sempre, il dolore ha diversi comportamenti a seconda della “gravità” della situazione. Nelle primissime fasi si manifesta solo all’inizio del movimento per poi scomparire quando la parte “si scalda”, successivamente può persistere per tutta la durata dell’attività, talvolta impedendola, fino ad essere presente anche a riposo. Nelle ultime fasi anche la localizzazione del dolore cambia: non si limita più alla zona laterale del gomito, ma “si espande” a tutto l’avambraccio verso la mano. Quasi sempre il dolore è accompagnato da debolezza.
I soggetti maggiormente a rischio sono:
– Coloro che svolgono attività lavorative con movimenti ripetitivi di mano e polso (falegnami, muratori, giardinieri, cuochi, idraulici o musicisti).
– Coloro che praticano sport con racchetta o di lancio.
– Soprattutto negli ultimi anni, sviluppano epicondiliti coloro che lavorano molto al PC, perché l’utilizzo di mouse e tastiera implica un’attivazione a bassa intensità ma molto ripetitiva e protratta nel tempo delle strutture precedentemente descritte.
La diagnosi è essenzialmente clinica. Già solo ascoltando la descrizione che il paziente fa del proprio dolore, il medico esperto potrà ipotizzare un’epicondilite, sospetto clinico che potrà confermare con alcuni test specifici, o indagini strumentali.
Il dolore verrà evocato con:
– Palpazione di epicondilo laterale e tendini estensori.
– Contrazione contro resistenza dei muscoli interessati: estensione del polso e delle dita, e supinazione (test di Cozen).
– Allungamento passivo degli stessi muscoli: gomito esteso, avambraccio pronato e polso flesso (test di Mills).
Fra le indagini strumentali utilizzate nella diagnosi di epicondilite, un ruolo di primo piano è occupato dall’ecografia: una metodica rapida e indolore, con la quale si può osservare lo stato di salute dei tendini estensori e l’eventuale presenza di calcificazioni. Radiografia, risonanza magnetica ed elettromiografia vengono utilizzati in casi particolari per escludere altri tipi di problematiche.
Il TRATTAMENTO CONSERVATIVO risulta efficace nella maggioranza dei casi (fra l’80 e dil 90%). La risoluzione dei sintomi richiede mediamente un tempo che va dalle 6 alle 12 settimane (sebbene non manchino eccezioni sia in eccesso che in difetto).
Il trattamento conservativo si basa essenzialmente su:
– Individuare e modificare (talvolta eliminandole temporaneamente) le attività che hanno causato o aggravano il dolore.
– FISIOTERAPIA per il recupero della forza e della mobilità dell’intero arto superiore. Particolarmente importante sarà la capacità del fisioterapista di dare “l’esercizio giusto al momento giusto”, scegliendo fra diversi tipi di contrazione muscolare (isometrica all’inizio, concentrica successivamente, ed eccentrica nelle fasi finali) ed il carico più adeguato.
– Terapie fisiche per ridurre il dolore (onde d’urto e tecar sono fra le più efficaci).
– Eventuale terapia antinfiammatoria per via orale sotto prescrizione medica.
– Nei casi più complessi si può ricorrere alla terapia infiltrativa (praticata da un medico specialista).
– In rarissimi casi è necessario ricorrere alla chirurgia.
Molto spesso mi viene chiesto se può avere senso l’utilizzo di tutori. Secondo la mia esperienza questi tutori NON servono a risolvere il problema, ma possono essere molto utili per contenere il dolore durante le attività che lo provocano, soprattutto se tale attività non può essere modificata o sospesa (quando ad esempio si tratta dell’attività lavorativa).
Dott. Marco Zignani
Fisioterapista – osteopata