La periostite tibiale mediale (o shin splints) è una condizione dolorosa della gamba, causata da uno stress ripetitivo sulla tibia.
Si manifesta principalmente in atleti che praticano la corsa o sport con salti ripetuti (basket, pallavolo ginnastica artistica, danza ecc.) a causa dello stress che queste attività provocano a livello della tibia e dalla muscolatura circostante.
La causa risiede:
- Nello stress meccanico sull’osso della tibia causato dai continui salti.
- Nello stress che la ripetitiva e sostenuta contrazione dei muscoli della gamba (soleo, tibiale posteriore e flessore lungo dell’alluce) provoca a livello del periostio (il tessuto connettivo che avvolge la tibia).
Oltre alla pratica frequente degli sport sovra-indicati, sono stati osservati anche altri fattori che aumentano la probabilità di andare incontro a questo infortunio, tra cui il sesso femminile, l’elevato peso corporeo, precedenti infortuni, un carente controllo dell’arto inferiore nel suo complesso (anca, ginocchio e piede) durante il gesto atletico, calzature non adeguate ed errori nella programmazione degli allenamenti (come il mancato rispetto dei corretti tempi di recupero o un incremento troppo rapido del carico di lavoro).
La periostite tibiale mediale si manifesta come un dolore lungo la parte interna e posteriore dello stinco. Nelle prime fasi il dolore sarà evocato dall’attività fisica ma assente a riposo e nelle attività della vita quotidiana; col progredire della lesione, il dolore si manifesterà anche con le più comuni attività quotidiane (anche il solo camminare) e persino, nei casi più importanti, a riposo. Talvolta la zona dolente si presenta anche gonfia.
La nostra valutazione prevede:
- Un’attenta analisi dell’attività fisica praticata (tipo di sport, frequenza di allenamento, eventuali recenti rapidi incrementi nel carico di lavoro ecc.)
- Una valutazione posturale statica, che ci consentirà di capire se lo stress sull’arto inferiore deriva da una problematica della colonna, del bacino, dell’anca o dell’appoggio del piede.
- Una valutazione dinamica, per capire se l’alterato carico sulla tibia sia dovuto ad un cattivo controllo neuromuscolare (come ad esempio un valgo dinamico del ginocchio, un’eccessiva rotazione interna di tutta la gamba, o ad un cedimento della volta plantare). Verranno utilizzati sia dei movimenti “standard” (equilibrio monopodalico, squat, squat monopodalico, salti ecc.), che dei movimenti specifici in relazione allo sport praticato.
- Una palpazione della sede del sintomo alla ricerca di dolore (spesso molto intenso) e gonfiore.
Quasi mai serve ricorrere ad indagini radiologiche (essendo la diagnosi essenzialmente clinica), ma quando necessario si ricorre generalmente a radiografia (per escludere patologie più gravi come fratture da stress) e risonanza magnetica (per la sua capacità di individuare l’edema e la reazione periostale tipiche di tale condizione).
Quello conservativo è il trattamento elettivo, e deve essere portato avanti da un fisioterapista esperto. Questo prevede:
- Rimodulare l’attività fisica, ovvero ridurne intensità, durata o frequenza, fintanto a renderla tollerabile; nei casi piò gravi può essere necessario sospendere temporaneamente l’attività sportiva.
- Terapie fisiche (le più efficaci in assoluto sono tecar terapia ed onde d’urto radiali) per diminuire il dolore.
- Terapia manuale osteopatica per risolvere eventuali problemi posturali che causano il sovraccarico.
- Rinforzo muscolare dell’arto inferiore (sulla base di eventuali debolezze rilevate alla valutazione iniziale)
- Eventualmente antinfiammatori (su prescrizione medica) e ghiaccio per contenere il sintomo nelle fasi più acute.
- Eventualmente cambiare tipo di calzatura o introdurre un plantare correttivo (nel caso di importanti difetti dell’appoggio del piede).
Dott. Marco Zignani – Fisioterapista Osteopata